Sarà probabilmente poco elegante sottolinearlo ora, ma lo dicevamo da tempo. Lo stereotipo che, anche in occasione della pandemia, è stato alimentato di una PA inadeguata e di un lavoro pubblico costituito prevalentemente da “parassiti” non solo non era veritiero, ma era anche inopportuno.
Nel nostro Annual report presentato poche settimane fa lo avevamo sottolineato mettendo in evidenza, riprendo quelle parole, il ruolo del settore pubblico, sulle sue molteplici articolazioni che comunque rappresentano l’interfaccia fra lo stato e il governo da un lato, e i problemi e le necessità delle famiglie e delle imprese dall’altro, acuiti ed esasperati dall’emergenza pandemica. Un settore che, proprio per questo, spesso si trova ad essere il capro espiatorio di un sistema paese nel suo complesso arretrato. In questo particolare anno, più ancora che il settore pubblico, infatti, sono apparsi vecchi e inadeguati i modelli interpretativi utilizzati per leggere una realtà comunque in movimento e che ha reagito alla minaccia. E così, spesso, nell’interpretare, nel commentare, alcuni anche nel giudicare le nostre PA, sono prevalsi vecchi schemi di lettura, con il risultato di andare ad alimentare luoghi comuni sul lavoro pubblico che non solo non hanno aiutato e non aiutano a creare quella necessaria coesione di cui il paese ha bisogno, ma che sono diventati una vera minaccia al cambiamento. Si è infatti rafforzato quel meccanismo inibitorio in base al quale le persone appartenenti ad un gruppo sociale oggetto di stereotipo negativo rimangono condizionate nei comportamenti, tanto da ridurre effettivamente le proprie prestazioni e generare situazioni di bassa motivazione e abbandono delle attività. La pubblica amministrazione che emerge dopo questi mesi intensi, concludevamo, è infatti ben diversa da quel corpaccione inerme, da quella granitica burocrazia che ancora troppo spesso viene evocata.
Le nostre parole discendevano dalla consapevolezza del compito assunto dal lavoro pubblico nel gestire l’emergenza ma anche, e soprattutto, di quello che dovrà essere il ruolo nel gestire il PNRR.
Il cambio di passo, di mentalità, di atteggiamento di questo nuovo governo nei confronti del lavoro pubblico non può che essere salutato, quindi, con grande soddisfazione e speranza. Tornando dopo dieci anni a palazzo Vidoni, il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, ha voluto sottolineare con forza questo cambio di prospettiva citando e rafforzando le parole del presidente Sergio Mattarella: “Per la nostra gente il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo”.
In poche ore il cambio di prospettiva è stato ribadito nei discorsi ufficiali, nei documenti di riferimento, nei commenti. Nel documento “Pubblica amministrazione. Linee programmatiche. Il nostro contributo in vista del PNNR” presentato dal ministro il 9 marzo in audizione in commissione riunite, il segnale è forte e chiaro, leggendo che:
- Medici, infermieri, insegnanti, magistrati, forze dell’ordine, dipendenti delle amministrazioni centrali, delle Regioni e degli enti locali: una comunità di 3,2 milioni di donne e di uomini che hanno servito e servono il Paese in uno dei momenti più difficili della nostra storia recente.
- Dobbiamo non solo gratitudine a chi opera quotidianamente per servire la popolazione, salvando vite, assicurando servizi essenziali, sostenendo i nostri ragazzi nelle scuole e nelle università. Dobbiamo loro molto di più: abbiamo il dovere di restituire dignità, orgoglio, autorevolezza e valore a chi lavora per la nostra amministrazione. Un’operazione di restituzione quanto mai preziosa, perché la riconciliazione con il mondo dello Stato favorisce un altro obiettivo ormai irrinunciabile: garantire a cittadini e imprese servizi adeguati a soddisfare le loro esigenze di vita e di attività.
- Valorizzare capitale umano e conoscenza significa, infatti, aumentare produttività ed efficienza, ma anche fiducia, legalità e reale trasformazione e assicurare l’innovazione sostenibile dei processi e dei servizi.
Un cambio di passo, sostanziale, a cui viene data operatività con l’impegno di reperire nuove risorse con la legge di bilancio 2022 e attraverso gli obiettivi del “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” sottoscritti tra il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, e i Segretari generali di Cisl, Cgil e Uil, i cui obiettivi confermano il nuovo approccio nel metodo e nel merito:
- Riconoscere alla Pubblica Amministrazione il ruolo centrale di motore di sviluppo e catalizzatore della ripresa: la semplificazione dei processi e un massiccio investimento in capitale umano sono strumenti indispensabili per attenuare le disparità storiche del Paese, curare le ferite causate dalla pandemia e offrire risposte ai cittadini adeguate ai bisogni.
- Assicurare la partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori nell’innovazione dei settori pubblici, sostenuta dagli investimenti in digitalizzazione.
- Avviare una nuova stagione di relazioni sindacali che punti sul confronto con le organizzazioni delle lavoratrici e dei lavoratori e porti a compimento i rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021.
- Valorizzare il personale pubblico in servizio e stabilire il diritto-dovere soggettivo di ogni pubblico dipendente alla formazione.
Seguiremo, con la nostra solita attenzione questa nuova stagione. Il nostro FORUM PA di giugno si colloca esattamente in questo contesto, con momenti di riflessione, di approfondimento ma anche di altissima formazione.
Sempre nel nostro Annual report, citavamo Dostoevskij che scriveva “se vuoi trasformare un uomo in una nullità non devi fare altro che ritenere inutile il suo lavoro”. Ecco, è arrivato il momento di abbandonare la logica della contrapposizione e condividere con i 3,2 milioni di uomini e donne della pubblica amministrazione un progetto condiviso per costruire insieme l’Italia del futuro.
L'articolo Una nuova visione del lavoro pubblico per sostenere la ripartenza proviene da FPA.
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