Le conseguenze dello smart working sulla vita degli italiani cominciano a farsi endemiche anche perché milioni di nostri concittadini continueranno a praticare lavoro da remoto anche in questa fase di new normal post pandemia.
Da remoto cresce il lavoro ma non lo stress
E’ quanto emerge da un recente sondaggio condotto da Kaspersky su un campione di 4.303 dipendenti IT, secondo cui in Italia il 47% dei dipendenti ha riscontrato un aumento della mole di lavoro da quando è passato allo smart working. Il 16% descrive questo aumento come “significativo”, mentre per il 43% non è cambiato nulla. Solo il 9% ritiene sia diminuito.
Per quanto riguarda la stabilità emotiva, il lavoro a distanza è stato ben accolto dagli italiani: il 61% dichiara di non aver notato un aumento dell’ansia dovuto agli straordinari, mentre il 32% degli intervistati si sente addirittura più a suo agio a lavorare da casa.
Timori pre-lockdown disattesi
All’inizio del lockdown, l’82% dei manager italiani era preoccupato che questo rapido passaggio al lavoro da remoto avrebbe portato ad una diminuzione della produttività, e il 69% dei dipendenti italiani affermava che il lavoro a distanza aveva influito negativamente sul proprio stato emotivo.
Ma alla fine, dopo quasi due anni di pandemia, le cose non sembrano essere andate così: il 66% degli intervistati ha dichiarato che quando lavora da casa si sente meno stanco alla fine di una giornata. Il 31% ha riferito di avere addirittura più energia.
Il 32% degli intervistati Più a suo agio a casa
Ciò detto, la percentuale di dipendenti italiani a cui manca la comunicazione dal vivo con i propri colleghi è ancora abbastanza significativa. Infatti il 34% dei dipendenti italiani si sentirebbe isolato.
Una soluzione che si sta rivelando sempre più popolare in Italia è il modello di lavoro ibrido: nella prima parte del 2021 ormai quasi la metà dei dipendenti italiani (47%) è passata a lavorare in modalità mista.
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