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DNSH e Codice di Condotta perlefficienza energetica dei data center perché sono correlati

Trasformazione digitale e relativo impatto ambientale; accesso ai fondi del PNRR e rispetto del DNSH (Do No Significant Harm): è nella relazione tra questi principi che si cela uno dei più importanti obiettivi delle politiche pubbliche attuali e future. Parliamo del contributo alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico.

La cronaca riferisce di calamità naturali sempre più frequenti, che minano gli equilibri economici e sociali dei territori, ma anche la sostenibilità degli stessi investimenti in infrastrutture. Le domande che oggi la PA deve necessariamente porsi quando sviluppa (o, al contrario decide di non farlo) un qualsiasi nuovo progetto che sia compreso nel perimetro del PNRR, è se l’innovazione (organizzativa, strumentale o del territorio) arrecherà danno significativo all’ambiente e quali impatti sociali ed economici genererà. Il tema della sostenibilità di ogni scelta amministrativa e di ogni intervento pubblico, dunque, è molto rilevante ed è indissolubilmente legato al PNRR, attraverso il principio del “non arrecare danno significativo all’ambiente” (cd. DNSH). Questo principio è fondamentale per accedere ai finanziamenti del RRF.

Principio DNSH, cos’è e come rispettarlo

Nella pratica amministrativa concreta, il DNSH impone ai soggetti beneficiari dei fondi del PNRR di dimostrare che il proprio progetto non arrecherà danno all’ambiente. Occorre, quindi, che a ogni risposta a un avviso pubblico, la PA alleghi la dichiarazione di compliance alla certificazione ISO 14001 e al DNSH (Do No Significant Harm), compilate secondo delle precise istruzioni operative. Solo in questo modo, i potenziali destinatari del fondo potranno disporre della dotazione finanziaria necessaria per sviluppare le proprie nuove progettualità.

Il principio del DNSH si traduce in un’attenzione specifica, un orientamento alla sostenibilità, un’assunzione di responsabilità ambientale da parte dei soggetti pubblici beneficiari dei finanziamenti del PNRR.
In altre parole, la PA deve essere al centro di ecosistemi di lavoro creati intorno al principio della sostenibilità degli investimenti: fornitori, servizi, scelte e acquisti, ecc, ogni aspetto dell’attuazione del PNRR deve rispecchiare l’ideale di sostenibilità. L’Europa ha sintetizzato tale approccio nei “Codici di Condotta per l’ICT”.

Il Codice di Condotta europeo per l’ICT

Già nel 2000, l’enorme incremento dei consumi energetici dovuto alla diffusione delle tecnologie ICT portò la Commissione Europea a interrogarsi sull’efficienza dei dispositivi. L’EU Science Hub (Joint Research Centre – JRC) stimò che il 10% dei consumi europei di elettricità fosse dovuto ai device tecnologici in stand-by. Ne derivò un Codice di Condotta europeo per l’ICT, strumento operativo volontario a disposizione dei player tecnologici interessati a ottimizzare l’efficienza energetica dei propri prodotti.

Nacque anche un tavolo di confronto tra esperti, produttori ICT e Stati membri per la definizione di standard e buone pratiche di efficienza energetica, dal quale presero vita le diverse declinazioni del documento, relativamente alle diverse categorie di prodotti ICT (EPS, Digital TV service, Broadband, UPS e Data Center).

Attenzione ai Data Center: la PA al centro di un ecosistema virtuoso

Nell’era dei Big Data, uno tra comparti tecnologici che impattano di più in termini di consumi energetici è quello dei Data Center. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, entro il 2025, l’Italia conterà 204 unità, più del doppio dei data center attualmente presenti. Ecco perché è fondamentale che i player del settore cerchino di limitare il loro impatto ambientale; d’altra parte, come soggetto attuatore del PNRR, la PA ha il dovere di controllare che i propri partner tecnologici siano in linea con il principio DNSH. Pertanto, le pratiche di sostenibilità saranno il punto di forza dei produttori di data center e dei provider del futuro. Non a caso, molte aziende del settore hanno aderito all’iniziativa della Commissione Europea (“Codice di Condotta europeo per l’Efficienza Energetica dei Data Center”) e, nel 2021, hanno siglato il “Climate Neutral Data Centre Pact”, nel quale s’impegnano a raggiungere la neutralità climatica nelle loro attività entro il 2030.

L’adesione al Patto dimostra l’allineamento dei player ad una più ampia gamma di normative, tra cui la Direttiva sull’Efficienza Energetica e il Regolamento sulla Tassonomia UE 2020/852 (Finanza sostenibile).

Aruba garantisce il rispetto del DNSH

In Italia, Aruba si è sottoposta (superandola) alla verifica di conformità al Codice di Condotta europeo per l’Efficienza Energetica dei Data Center (CoC) da parte di Bureau Veritas. Oggetto dell’audit è stato il Data Center del campus tecnologico di Ponte San Pietro. Fabrizio Garrone, Enterprise Solution Director di Aruba ha così commentato: “La neutralità climatica è un obiettivo essenziale e non negoziabile. L’audit eseguito rispetto ai requisiti del Patto conferma che disponiamo dei processi e delle misure utili a rispettare gli obiettivi entro il 2030”.

A ciò si aggiunge che, a fine giugno 2023, Aruba ha completato la certificazione della propria adesione al Climate Neutral Data Center Pact, soddisfacendo i requisiti richiesti dall’applicazione della SRI- Self Regulatory Initiative nella scadenza del 1° luglio. Giancarlo Giacomello, Head of Data Center Offering di Aruba Enterprise e Membro del Board del CNDCP ha commentato: “Siamo orgogliosi di poterci dichiarare conformi e di soddisfare i requisiti previsti da questa prima milestone nel percorso virtuoso del Climate Neutral Data Center Pact. L’efficienza energetica dei nostri Data Center e l’energia prodotta da fonti rinnovabili dei nostri impianti riflettono la visione di Aruba di un’industria dei data center sostenibile: scegliendo data center climaticamente neutri, i nostri clienti e tutti coloro che usano i servizi ospitati all’interno delle nostre infrastrutture, di fatto, contribuiscono alla riduzione dell’impatto sull’ambiente”.

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