Come ripensare la comunicazione medico-paziente, i percorsi di cura e la gestione, ad esempio delle emergenze? Mettendo al centro del nuovo modello di sanità, l’integrazione ospedale territorio e sfruttando gli strumenti digitali per realizzare quella che si prospetta come una rivoluzione: la sanità connessa. La riprogettazione del Sistema Sanitario Nazionale è possibile da immaginare e mettere a terra grazie ai fondi del PNRR e alle cospicue gare Consip partite in tutto il Paese: 3 miliardi impegnati momentaneamente, un gettito economico mai visto prima in Italia. Questi i temi su cui si sono concentrati i dibattiti di FORUM Sanità 2023, l’evento dedicato agli operatori del settore organizzato dal Gruppo DIGITAL360 (25 e 26 ottobre a Roma).
I servizi sanitari sul territorio sono destinati a trasformarsi con il DM77, il decreto del Ministero della Salute che definisce i modelli e gli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale. Il DM77 tra i suoi obiettivi ha anche quello di migliorare la comunicazione tra medico e paziente, ma anche quella tra gli stessi professionisti sanitari. Per il Paese è un’occasione unica e la sfida è di quelle che vanno vinte, e nel giro anche di poco tempo.
Il tavolo di lavoro sanità connessa: integrazione digitale e servizi innovativi
Ne sono consapevoli i partecipanti al tavolo di lavoro “Connected Health”, organizzato nell’ambito di FORUM Sanità, con l’obiettivo di facilitare il dialogo pubblico-privato su processi e tecnologie e in particolare su come realizzare una sanità connessa. Il Tavolo Direttori UO, RTD e IT manager hanno discusso di ecosistema, di servizi integrati, di prevenzione, cura e riabilitazione (telemedicina, accoglienza digitale, digitalizzazione dei PDTA, Patient Empowerment, ricerca «Real World Evidence») sviluppo di servizi sanitari digitali di nuova generazione e loro integrazione con le principali piattaforme abilitanti (SPID, PagoPA, AppIO).
Un dibattito che è stato soprattutto confronto serrato, privo di steccati, corso via tra obiettivi, priorità, sfide e azioni, ma anche barriere da abbattere rispetto all’attuazione di questo progetto di riscrittura della sanità nazionale e del quadro normativo vigente. È emersa forte l’esigenza di individuare una cabina di regia che metta a sistema personaggi e interpreti. Tra i partecipanti anche Paolo Bergamini, Sales Engineering Leader di Avaya WES Europe, al quale abbiamo chiesto di spiegarci nel dettaglio, come Avaya possa portare un contributo importante a questo progetto. “La nostra azienda porta al mercato soluzioni e servizi di videocomunicazione, collaborazione integrata e di sistemi di comunicazione a tutto tondo. È chiaro che in questo contesto, la maggior parte delle discussioni che si stanno tenendo ruotino attorno alla relazione tra il paziente, il cittadino e i vari Enti con cui si trova a collaborare e a relazionarsi durante i percorsi di cura e con il sistema sanitario in generale. Chiaramente la gran parte degli sforzi sono concentrati nell’ accorciare i percorsi, quindi nel facilitare le comunicazioni e le relazioni, come anche nel velocizzare tutti quei processi medico clinici che sono a sostegno dei processi di cura e di assistenza sanitaria. Avaya porta al mercato servizi e soluzioni tecnologiche, ovvero fornisce le tecnologie abilitanti. E in questo momento il grosso sforzo è che bisogna fare leva sui fondi del PNRR”.
La leva dei fondi del PNRR e la leva di investimenti sul digitale. Come cambierà pragmaticamente la vita del paziente, del cittadino? Bergamini prosegue nel suo ragionamento: “Ci sono strumenti che facilitano la relazione cosiddetta digitale; quindi, quella non tradizionale a cui tutti quanti siamo abituati come fruitori del sistema dei servizi sanitari nazionali. Dai sistemi più classici, come nel caso del video per facilitare la relazione con il proprio medico di base, quindi fare dei video consulti a distanza, da remoto, per poter veicolare una serie di dati che afferiscano anche alle nuove tecnologie; dispositivi indossabili per poter avere in tempo reale un quadro diagnostico e quindi renderlo disponibile a chi ci sta curando. Fino ad arrivare alle frontiere più innovative che si stanno ancora esplorando, che sono quelle dell’intelligenza artificiale per avere un primo screening, o per avere delle risposte in modo più trasversale, consolidato e certificato”.
Sanità connessa, inclusiva e personalizzata
Tecnologie di frontiera, ma come far sì che nessuno rimanga escluso da questa trasformazione? Pensiamo ai soggetti più anziani che hanno meno dimestichezza con le nuove tecnologie e ai pazienti fragili. Per Paolo Bergamini i fornitori come Avaya di servizi digitali di tecnologia digitale abilitante di processi tra cui quelli della sanità, si pongono quotidianamente questo tipo di domanda. “E per la sanità non c’è una risposta unica, perché la sanità si rivolge a cittadini di età eterogenea e di conseguenza dalle abitudini e preferenze nelle modalità di comunicazione completamente differenti. Quindi, un’opzione è di segmentare l’utenza a seconda della dell’età. Può essere determinante mettere a disposizione dei servizi specifici per quella fascia di cittadinanza che non ha familiarità con le nuove tecnologie del digitale. Alcuni servizi tradizionali rimarranno insomma. Questo consentirà di ottenere non il massimo di razionalizzazione della spesa, ma probabilmente un buon incentivo per poter investire di più in tecnologie digitali. Non esiste dunque una risposta unica, ci sono delle istanze di successo in vari enti della pubblica amministrazione sanitaria, che stanno facendo da progetto-pilota per ulteriori necessari sviluppi estendibili a tutti gli Enti Sanitari”.
Ma restiamo saldi alla “data di scadenza”: davvero realistico, insistiamo, che gli obiettivi vengano centrati da qui ai prossimi due anni? “È doveroso – afferma convintamente Bergamini – quindi accadrà. Ecco perché occorre risolvere l’equazione secondo la quale bisogna migliorare i livelli di servizio, velocizzare i tempi di risposta e razionalizzare la spesa. Soltanto attraverso le tecnologie digitali è possibile. Soltanto introducendo questo parametro nell’equazione è possibile risolvere il problema, e questo inevitabilmente accadrà nei prossimi 48 mesi. In Avaya, ci supporta l’esperienza accumulata nel campo della comunicazione in tempo reale, al di là della tecnologia. Sicuramente conta anche la capacità di suggerire il grado di innovazione necessario, che venga percepito come positivo da chi lo utilizza, non considerandolo semplicemente un’innovazione fine a sé stessa, una tecnologia troppo evoluta, che poi rischia di diventare una barriera inutilizzabile nelle attività quotidiane sul territorio. Noi portiamo come cultura e come know how la capacità di fare analisi e consulenze su come le tecnologie di comunicazione digitali debbano essere usate in modo proficuo per creare quella che chiamiamo la miglior patient experience”.
Ogni partecipante al tavolo ha, se pur in maniera sintetica, portato la propria esperienza e dunque il proprio contributo: come pensare di farcela, al di là della tecnologia che ovviamente ha e avrà una parte fondamentale nella riprogettazione del sistema? Gli spunti emersi saranno racchiusi in un documento di sintesi che sarà condiviso con i partecipanti e portato all’attenzione dei responsabili delle politiche degli stakeholder pubblici. Sicuramente possiamo già anticipare in questa sede che, come hanno concordato tutti i presenti, affinché si vada a dama, prima ancora dell’uso consapevole della tecnologia, occorre attuare un cambiamento culturale.
L'articolo Sanità connessa, abbattere le barriere tra medico e paziente. Bergamini (Avaya): “Aiutiamo nelle scelte per un cambiamento che risulti positivo per tutti” proviene da FPA.
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