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Cingolani: “Su cloud emergenza sicurezza. È tutto Usa. Garantire dato protetto dei cittadini. E su 5G un consorzio europeo per colmare ritardi (video)

L’allarme di Roberto Cingolani sul cloud Usa usato in Italia. Secondo l’AD del Gruppo Leonardo il nostro Paese dovrebbe puntare a essere molto forte sul cloud e sulla cybersecurity a livello nazionale mentre sulle altre priorità tecnologiche, come il 5G, dovrebbe puntare ad alleanze in Europa. 

“Dove butta male è sulla memoria, sulla parte cloud, che va intorno ai 100 miliardi di dollari e cresce al 17%; siamo totalmente fuori, l’informazione è tutta Usa. Gli Stati Uniti hanno quasi tutta la memoria di massa. Fare una memoria non è molto costoso ma il dato sensibile del cittadino finanziario deve essere garantito come sicuro sennò è un disastro. Il problema che ci dobbiamo porre è cosa facciamo per garantire il cloud protetto ai cittadini, prima a livello domestico e poi a livello europeo”.

Lo ha detto Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, in audizione in Commissione Attività produttive della Camera, in merito all’indagine conoscitiva sull’intelligenza artificiale.

Più in generale, ha detto, “se un Paese vuole essere competitivo” sulla sfida dell’intelligenza artificiale “deve avere quattro elementi che sono un supercomputer con un umano che fa l’algoritomo, grande spazio di memoria, la sicurezza informatica e la rete”. In Italia, ha indicato Cingolani, “siamo molto forti sul calcolo, abbiamo bravissimi umani che fanno gli algoritmi, ma sulla parte cloud purtroppo sono gli Stati Uniti ad avere quasi tutta la memoria di massa ed è importante, perché hanno tutte le informazioni accessibili 24 ore su 24 e con la potenza di calcolo che hanno possono addestrare gli algoritmi” che “possono diventare precisi nelle previsioni” che vanno “dal clima” alla “finanza, a scontri in battaglia ma anche in medicina. Sul cloud siamo totalmente fuori”.

Il video dell’audizione

“Avendo perso la corsa al 5G, cercherei con un consorzio europeo per potenziarlo”

“Non potendo fare tutto”, ha aggiunto Cingolani, “e avendo perso la corsa al 5G, penso che mancano delle grandi alleanze europee. Punterei a un cloud molto forte a livello nazionale: c’è un tentativo adesso ma siamo un po’ lenti, per cui già se avessimo buona competenza di calcolo e informazioni dei cittadini protette in un cloud mi sentirei in un Paese più sicuro – ha dichiarato – Poi cercherei con un consorzio europeo di potenziare la rete 5G, ma quella non riusciamo ad averla noi. Infine dobbiamo essere molto forti sulla cybersecurity che è nazionale”.

“Il 5G”, ha continuato, “è un fenomeno economico, il tasso di crescita stimato è 48%, non esiste un settore che non stia crescendo così. Va da 18 miliardi di dollari nel 2023 a 944 miliardi nel 2033. Chi possiede il 5G possiede le autostrade digitali su cui viaggeranno tutte le informazioni. Il Paese depositario è la Cina con una concorrenza a livello europeo di Ericsson”.

Se non investo sui chip e sull’industria elettronica non mi si fermano solo le automobili e i pc, mi si ferma tutta la filiera di sviluppo dell’AI”

Per il numero uno di Leonardo, invece, “non avrebbe molto senso che l’Italia si mettesse in proprio sul supercomputer” anche perche’, ha evidenziato, “non abbiamo grandi risorse dal punto di vista dell’elettronica. Se non investo sui chip e sull’industria elettronica non mi si fermano solo le automobili e i pc, mi si ferma tutta la filiera di sviluppo dell’AI. E’ una scelta di politica industriale” che pero’ riguarda l’Europa perche’ “se devi creare dei colossi li fai europei non certo a livello nazionale”.

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