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La Giornata Parlamentare. Fitto in bilico, ddl Sicurezza, no allo Ius Scholae, premierato slitta al 2025

Von der Leyen cerca una mediazione su Fitto. Il Ppe fa quadrato

Ursula von der Leyen si prepara ad affrontare l’ultima curva che dovrebbe portarla, martedì prossimo a Strasburgo, a presentare la sua nuova squadra di Commissari. La strada resta strettissima, i malumori nella maggioranza sono forti, l’ipotesi di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo, se non adeguatamente controbilanciata, rischia di far deflagrare il sostegno di socialisti, liberali e verdi, con il rischio di un nuovo rinvio. Finora l’ex ministra tedesca non ha sbagliato un colpo, uscendo dall’Eurocamera a luglio con una maggioranza più ampia di quella del 2019, ma con il voto contrario di Giorgia Meloni al Consiglio Ue e poi di Fdi in Parlamento. La mossa ha complicato la strategia del Ppe di avvicinare i conservatori alla maggioranza d’altra parte non dare all’Italia il giusto peso significherebbe relegarla in una posizione di semi-isolamento, che danneggerebbe l’esecutivo Ue. Da qui la scelta di concedere a Fitto il ruolo di vicepresidente esecutivo.

Al pari del liberale Thierry Breton, del popolare Valdis Dombrovskis e della socialista Teresa Ribera Von der Leyen, nei suoi incontri, ha sempre affermato di voler seguire il criterio dell’equilibrio: geografico, di genere e di affiliazione politica. Per tenere il punto ha due strade: limitare le deleghe che fanno capo direttamente al Ministro italiano, assegnando altrove quella agli Affari economici, o venire incontro alle richieste socialiste convincendo i lussemburghesi a cambiare il proprio candidato, il popolare Christophe Hansen, con Nicolas Schmit, Commissario uscente e Spiztenkandidat del Pse alle Europee. Da qui ai prossimi giorni la presidente della Commissione tornerà a vedere i gruppi della maggioranza. Martedì sera, assieme ai commissari popolari, ha fatto invece il punto con il Ppe. Nel gruppo di Manfred Weber la difesa di Fitto è ferrea.

La Camera vota il ddl sicurezza. No allo Ius scholae

Entra nel vivo alla Camera lo scontro sul ddl Sicurezza, osteggiato dalle opposizioni che a più riprese chiedono di bloccarne l’esame. La maggioranza però va avanti votando articolo per articolo e lo scontro si consuma in particolare sullo Ius scholae: presentato da Azione con un emendamento che ricalca le ipotesi estive di Fi, viene bocciato, anche con il voto contrario del gruppo azzurro. La norma, che chiedeva di riconoscere la cittadinanza ai minori figli degli stranieri al termine di un ciclo scolastico di 10 anni, è stata respinta con 169 voti contrari, 126 favorevoli e 3 astenuti. Fi pensa a “una riforma complessiva, che merita più considerazione di un emendamento inserito all’ultimo in un disegno di legge che si occupa di tutt’altro” chiarisce Paolo Emilio Russo che in serata ritira il suo emendamento, redatto a nome di Fi, per la tutela delle detenute madri di bimbi fino a un anno.

Le opposizioni insorgono; Riccardo Magi (+Eu) ironizza: “Anche oggi la rivoluzione garantista e liberale Fi la fa domani”. Dal Pd viene sottolineato che “Tajani e molti esponenti di Fi hanno dichiarato a più riprese per tutta l’estate la contrarietà alle norme sulle detenute madri. Prendiamo atto che erano solo parole vuote”. Carlo Calenda attacca sul nodo cittadinanza: “Dopo un’estate in cui Fi ha parlato solo di Ius scholae, oggi Fi ha votato contro lo Ius scholae. Ma non uno Ius scholae diverso da quello di cui parlava, esattamente lo stesso. E questo dà empiricamente l’immagine di dove siamo”. Nel pomeriggio la replica di Tajani: “Come abbiamo sempre detto la riforma sulla cittadinanza non è un giochetto da risolvere con emendamenti o con astuzie parlamentari. Serve un dibattito serio. Non ci prestiamo a giochi di basso livello perché questo sono”. Tra gli altri articoli votati, l’Aula della Camera ha dato il via libera all’articolo 10 che introduce il reato di occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui. Oggi l’aula della Camera proseguirà l’esame del provvedimento.

Alla Camera la riforma del premierato slitta al 2025

Il ddl Casellati sul premierato non approderà in Aula della Camera nel prossimo trimestre. La decisione è stata presa dalla Conferenza dei capigruppo di Montecitorio che ieri ha predisposto il calendario dei lavori sino a novembre. La scelta potrebbe comportare uno slittamento al 2025, visto il complesso calendario di dicembre. A essere colti di sorpresa sono stati più i gruppi di opposizione che immaginavano un iter accelerato della riforma cara a Fdi e alla premier Giorgia Meloni, anche perché nel documento con le priorità del Governo per il trimestre trasmesso lunedì a Montecitorio il ddl era indicato. A Palazzo Chigi, invece, si è preferito mettere in sicurezza il provvedimento rispetto alle tensioni e alle polemiche che potrebbero manifestarsi sulla manovra economica durante la sessione di bilancio.

La decisione è giustificata dal fatto che il Governo, con il ministro Luca Ciriani, non aveva fatto alcuna richiesta di inserire il ddl nel programma trimestrale dell’Aula, e questo benché il documento trasmesso alla Camera appena 48 ore prima in vista della Capigruppo indicasse come priorità per fine novembre sia il premierato che la separazione delle carriere. Entrambe le riforme sono all’esame della Commissione Affari costituzionali della Camera. “Se ne parlerà l’anno prossimo, forse” ha pronosticato la capogruppo di Avs Luana Zanella. In effetti non è escluso che a dicembre ci siano pochi spazi in Aula, dato che ai primi di dicembre l’Assemblea di Montecitorio potrebbe essere impegnata negli ultimi passaggi della legge di Bilancio, prima di inviarla al Senato; inoltre, ci sono i decreti che inevitabilmente avranno la precedenza.

Le nomine Rai rimangono bloccate. Slitta la seduta alla Camera e al Senato

Giorgia Meloni ha altre due settimane per sbrogliare i nodi sulle nomine Rai. Alla vigilia del voto per i quattro membri di nomina parlamentare del cda, Camera e Senato hanno fatto slittare al 26 settembre le sedute, un rinvio necessario davanti allo stallo politico. Nulla, al momento, lascia intravedere soluzioni nel muro contro muro fra maggioranza e opposizione, con conseguenti fibrillazioni nel centrodestra. La situazione è ormai cristallizzata da giorni e le Conferenze dei capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama non hanno potuto che prenderne atto, rinviando l’elezione. D’altronde, dopo le nomine delle due Camere, il centrodestra avrebbe bisogno di tre voti di opposizione in Commissione di vigilanza per far passare l’indicazione di Simona Agnes come presidente. Ma le opposizioni chiedono che prima di procedere alle nomine dei vertici si definisca la riforma della governance.

La linea dettata da Elly Schlein non cambia neanche davanti all’ipotesi messa sul piatto dalla premier di individuare un presidente di garanzia condiviso anche dalle minoranze, rinunciando alla soluzione Agnes. Una mossa vana, notano fonti dem, per provare a rimuovere dalla tv pubblica l’etichetta di TeleMeloni. Il dialogo è difficile e la premier sta cercando una via d’uscita e al momento la strategia è quella di prendere tempo. E non è detto che si tratti dell’ultimo rinvio. In questa strada stretta, con i vertici ormai scaduti, per Meloni si è aperto un fronte interno al governo, perché Antonio Tajani non intende cedere su Agnes. Fra i nomi che più rimbalzano in questi giorni c’è quello di Giovanni Minoli, oltre a Milena Gabanelli, Nino Rizzo Nervo, Roberto Natale e Antonio Di Bella. Da settimane le strategie di FI sono guardate con sospetto nel partito della presidente del Consiglio.

Il centrodestra presenterà il sindaco di Genova Bucci alle regionali in Liguria

Ieri mattina il sindaco di Genova Marco Bucci ha detto sì alla proposta di candidatura alle regionali in Liguria che gli è arrivata dai leader del centrodestra e dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’annuncio ufficiale è arrivato con una nota congiunta della premier, di Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi: “Siamo convinti che i cittadini liguri sapranno apprezzare le sue capacità amministrative e politiche e sostenere il percorso di cambiamento avviato dal centrodestra”. Il colpo di scena è arrivato dopo settimane di stallo nella definizione della candidatura per il dopo Toti: una serie di veti incrociati, di indicazioni sondaggistiche poco rassicuranti sui nomi degli altri possibili candidati (la deputata totiana Ilaria Cavo, il viceministro Edoardo Rixi, il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi) e di equilibri nazionali che includevano anche altre regioni come il Veneto avevano gettato il centrodestra nel caos.

Negli ultimi giorni è maturata l’idea di tornare su Bucci che, in realtà, era già stato un’opzione a maggio, con il deflagrare della maxinchiesta per corruzione che ha portato alla caduta del governo regionale. “Qualche mese fa ho rinunciato a candidarmi per due motivi precisi: la volontà di rispettare l’impegno preso con i genovesi sino a giugno 2027 e le mie condizioni di salute” ha spiegato Bucci “Ma in queste ultime settimane mi sono accorto che il modo migliore per garantire il completamento delle opere e dei progetti che abbiamo iniziato è quello di estendere il nostro metodo di lavoro a tutta la Liguria”. Dunque la strada indicata è quella di portare anche in Regione il cosiddetto “modello Genova”, quello per cui Bucci è diventato “l’uomo del ponte”. “Mi candido contro i signori del no a tutto”, ha ribadito il sindaco e Commissario, che al momento non è indagato dalle vicende giudiziarie che hanno portato all’arresto, tra gli altri, di Giovanni Toti.

Alla Camera

L’Assemblea della Camera tornerà alle 9.30 per esaminare il ddl in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura, di ordinamento penitenziario e di diverse ratifiche di trattati internazionali.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali svolgerà delle audizioni sul ddl per la separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura, nonché l’istituzione della Corte disciplinare. La Esteri, con la Politiche dell’Ue, dibatterà sulle comunicazioni Ue sulla politica di allargamento dell’UE nel 2023 e sulle riforme e sulle revisioni strategiche pre-allargamento. La Cultura si confronterà sulla pdl per la valutazione delle studentesse e degli studenti, per la tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché sugli indirizzi scolastici differenziati. La Ambiente svolgerà delle audizioni sulla pdl sui piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata e d’interventi di ristrutturazione edilizia connessi a interventi di rigenerazione urbana.

Al Senato

Dopo che ieri ha approvato diverse ratifiche di trattati internazionali, l’Assemblea del Senato riprenderà i propri lavori alle 10.00 con la discussione delle interrogazioni e alle 15.00 con le interrogazioni a risposta immediata.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia esaminerà il ddl relativo ai reati di violenza sessuale contro le donne nei conflitti armati e riprenderà le audizioni sui ddl per l’attribuzione dei cognomi ai figli. La Politiche dell’Ue si confronterà sulla relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per l’anno 2024 e sull’Atto Ue sugli aspetti istituzionali della strategia commerciale dell’Unione europea.  La Bilancio, con la Finanze, dibatterà sul decreto-legge recante misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi e interventi di carattere economico. La Finanze si confronterà sul ddl per la promozione di progetti a impatto sociale sul territorio, sulla proposta d’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo con particolare riguardo alla tutela dei risparmiatori e sullo schema di decreto legislativo sul testo unico dei tributi erariali minori.

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