Emissioni di CO2 in rapida impennata nel mondo: lo Studio
Le emissioni mondiali di diossido di carbonio o CO2 sono di nuovi ai massimi livelli, secondo il nuovo Rapporto del Global Carbon Project (GCP).
Entro la fine del 2021 si raggiungeranno le 36,4 miliardi di tonnellate (GtCO2), appena lo 0.8% al di sotto del livello record del 2019 (36,7 GtCo2).
Non un semplice rimbalzo rispetto al 2020, anno in cui le emissioni hanno subito una forte riduzione, dovuta all’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19, ma qualcosa di più secondo gli studiosi.
Industria, imprese e attività commerciali hanno subito ripreso a produrre e lavorare, appena finiti i numerosi lockdown per il contrasto alla pandemia globale, con evidenti risultati in termini di aumento delle emissioni di CO2.
Cina, India e consumo di carbone
Cina e India, ad esempio, hanno già superato il valore massimo raggiunto nel 2019 e il dato non potrà che peggiorare in quest’ultimo trimestre del 2021.
Le emissioni di CO2 della Cina sono cresciute del +5,5% tra il 2019 ed il 2021, mentre quelle dell’India del +4,4%.
In particolare è il consumo di carbone ad esser cresciuto, seguito dal gas naturale, mentre il petrolio rimane un 6% al di sotto del dato del 2019.
Questo potrebbe giustificare quello 0,8% in meno di emissioni totali di CO2 nel mondo, rispetto a due anni fa, che al momento ancora ci tengono al di sotto dei valori massimi, ma potrebbe essere solo questione di tempo.
L’accordo sul taglio dei consumi che Cina, India e Usa non hanno firmato
Per questo motivo alla COP26 in corso a Glasgow è stato annunciato un nuovo accordo sull’abbandono del carbone entro il 2040, sottoscritto da 40 Paesi di tutto il mondo.
Tra questi ci sono molti grandi consumatori di questo combustibile fossile, come Polonia, Vietnam e Cile, ma all’appello mancano i big playe.
Cina, Stati Uniti e India, infatti, non hanno firmato il documento, che impegna i Paesi aderenti al taglio degli investimenti nella produzione di energia tramite utilizzo di carbone, sia a livello nazionale, sia internazionale.
Entro il 2030 l’abbandono sarà totale da parte delle economie più avanzate, mentre quelle più deboli potranno attendere il 2040.
L’accordo è stato sottoscritto anche da organizzazioni internazionali e gruppi bancari. Questi ultimi in particolare si sono impegnati a non finanziare più progetti legati al carbone.
In attesa dei nuovi record di emissioni entro il 2023
Tornando al Rapporto GCP, nuovi valori record anche superiori a quelli del 2019 saranno di nuovo toccati entro il 2022, al massimo 2023, stando anche ai trend stimati dal recente World Energy Outlook edizione 2021 pubblicato il mese scorso dall’Agenzia internazionale per l’energia (IEA).
Come sottolinea il GCP: “La crescita globale delle emissioni di CO2 fossile deriva principalmente dall’incremento dell’uso del carbone nei settori dell’energia e dell’industria in Cina”.
Le emissioni dell’India sono diminuite del 7% nel 2020, ma sono cresciute del 12% nel 2021 per un aumento complessivo delle emissioni del 4,4% tra il 2019 e il 2021.
Al contrario, le emissioni diminuiscono di circa il 10% negli Stati Uniti, l’11% nell’UE e il 7% nel resto del mondo tra il 2019 e il 2020. Rimangono del 3,7% al di sotto dei livelli del 2019 negli Stati Uniti nel 2021, del 4,2% al di sotto dei livelli del 2019 nell’UE e il 4,2% in meno nel resto del mondo.
Nel complesso, si prevede che le emissioni di CO2 fossile aumenteranno di circa il 4,9% nel 2021.
Riguardo l’Italia, infine, secondo i dati contenuti nell’ultimo numero dell’Analisi trimestrale del sistema energetico nazionale dell’ENEA, la domanda di energia è cresciuta del +24% e le emissioni di CO2 sono aumentate del +25% durante il secondo trimestre del 2021.
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