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Le città del futuro condividono i dati e li usano per migliorare i servizi pubblici locali

L’innovazione delle nostre città passa inevitabilmente attraverso la trasformazione digitale. Le tecnologie sono ormai mature, ampiamente disponibili nonché finanziate dalle risorse del PNRR: alla data del 7 marzo 2023 le assegnazioni PNRR ai comuni ammontano a 34,1 miliardi di euro, il 36,2% localizzato al Nord, il 18,9% al Centro ed il 44,9% al Mezzogiorno (fonte IFEL).Risorse ingenti, dedicate in gran parte alla trasformazione digitale, alla transizione verde e alla mobilità sostenibile delle comunità urbane e, più in generale, al miglioramento dei servizi pubblici locali. Proprio questi ultimi, recentemente interessati da un’importante riforma (d.lgs. 201/2023), rappresenteranno il banco di prova per la capacità delle amministrazioni locali di sviluppare una fattiva collaborazione con il mercato, per garantire lo sviluppo intelligente e sostenibile delle città.

Queste tematiche sono oramai al centro dell’attenzione delle pubbliche amministrazioni e sono state ampiamente sviluppate e dibattute nell’ambito del recente FORUM PA 2023 durante l’evento dedicato al “Futuro delle città”.

Perché è importante il partenariato pubblico-privato

Quando si parla di trasformazione digitale, il pensiero va subito agli strumenti tecnologici. La tecnologia, però, non è più il problema, ma solo un aspetto del processo di digitalizzazione richiesto dal PNRR. La difficoltà consiste nell’instaurare un dialogo aperto fra tutti i diversi attori coinvolti: un’attiva collaborazione tra istituzioni locali, mercato e cittadinanza per lo sviluppo dei territori. Questa è una delle prime considerazioni emerse dal talk e su cui tutti i relatori si sono trovati concordi: il processo di sviluppo delle città del futuro necessita di una gestione corale della sua complessità.

Le prime motivazioni sono state esplicitate da Sabrina Alfonsi, Assessora all’agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti di Roma Capitale: “Il compito di noi amministratori è creare una PA che metta la tecnologia ‘a spinta’ (e non che la subisca). Attualmente, però, per la progettazione di impianti o per mettere a sistema piattaforme che ci aiutino nel governo della città e dei servizi, la PA deve rivolgersi necessariamente a un mondo esterno, perché all’interno delle nostre amministrazioni non abbiamo né personale né qualifiche sufficienti. C’è bisogno, dunque, di accelerare la trasformazione digitale attraverso un sistema misto, pubblico/privato, e un grande progetto di accompagnamento e di formazione dei dirigenti della PA”.

Roberto Moriondo, Direttore Generale del Comune di Novara, è sulla stessa lunghezza d’onda: “Certamente è necessario un abbraccio, una contaminazione tra pubblico e privato”. La direzione generale del Comune, infatti, lavora con una logica da holding, mettendo insieme stakeholder diversi. “Qualcuno deve venire in ufficio e spiegarmi che con l’adozione di specifiche tecnologie io posso perseguire l’interesse pubblico, comunicare meglio con i cittadini, offrire servizi migliori, avere strumenti di programmazione, accedere a dati che permettano di adottare scelte consapevoli e non casuali. Il partenariato, dunque, deve permettere al privato di portare un’idea, di consolidarla insieme alla PA, di deliberare un interesse pubblico, di generare una gara. Se la PA riesce a rendere esplicito un bisogno, ponendosi in forma neutrale pre-competitiva, si avvia un processo proficuo e virtuoso”.

I nuovi modelli di gestione basati su partenariati pubblico-privati consentono di sperimentare nuove tecnologie, nuovi investimenti, capaci di ridurre il rischio per la PA e, al contempo, generare benefici per il settore privato.

Accanto a questo, è opportuno che le PA adottino anche canali di comunicazione con i cittadini, in grado di raggiungere tutte le fasce sociali: “Una delle difficoltà che abbiamo riscontrato nell’erogazione di nuovi servizi tecnologici è la mancanza di dialogo con i cittadini – ha spiegato Jacopo Buffolo, Assessore alle politiche giovanili e di partecipazione, pari opportunità, innovazione – memoria storica e diritti umani – del Comune di Verona. “Nella nostra esperienza nell’ambito della riorganizzazione della raccolta differenziata, abbiamo rilevato che molti cittadini non hanno neanche ritirato la tessera di cui il servizio necessita. In tanti non avevano consapevolezza dei cambiamenti. Occorre costruire strumenti di comunicazione e di feedback, per migliorarci, per adattare al meglio le tecnologie alle esigenze della città e della cittadinanza”.

La PA è pronta a condividere i dati?

Le tecnologie possono cambiare il governo delle città a partire dai servizi che già esistono o che ancora non sono stati ideati. Se si pensa all’enorme quantità di dati sul traffico, sulla mobilità, sull’affollamento delle strade, ricavata dalle utenze telefoniche, per esempio, è chiaro che una collaborazione concreta tra PA e player tecnologico potrebbe essere possibile semplicemente mettendo a disposizione i propri dati. Per esempio, le compagnie telefoniche hanno già a disposizione enormi dataset, che potrebbero essere fonte di conoscenza per le amministrazioni e utili nell’adottare interventi data-driven. In breve, i processi di innovazione urbana devono necessariamente essere sistemici.

“Nel passato la PA ha sofferto della lontananza dalle università e dal mercato – ha raccontato l’Assessora Alfonsi di Roma Capitale -. La politica si è impoverita e oggi si è compreso che senza i dati, le conoscenze e le professionalità, il decisore non è in grado di calare politiche né a breve, né a medio o lungo termine. Il lavoro che stiamo facendo è di ritessere queste reti, non come avremmo fatto nel passato, bensì partendo dalle tecnologie, dai dati. Gli esponenti della classe dirigente che tengono stretti i propri dati non hanno capito che è determinante condividerli, soprattutto per il governo di temi trasversali, come il cambiamento climatico. Nella mia esperienza al tavolo di regia delle 9 città che dovranno raggiungere la neutralità climatica nel 2030 ho verificato con mano che il piano clima costringe a mettere insieme tutte le politiche e tutti i dati” conclude.

L’impatto positivo sul territorio di una visione integrata: il caso Edison Next

Un’esperienza significativa è stata portata all’attenzione della platea di FORUM PA 2023 da Stefano Giacoma, Direttore Area Commerciale Business to Government di Edison Next, società del gruppo Edison che ha la missione di accompagnare clienti e territori nel loro percorso di decarbonizzazione verso una transizione energetica sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. In particolare, è stato raccontato il caso virtuoso del Comune di Perugia, dove Edison Next, dal 2017, gestisce l’illuminazione pubblica.
“A Perugia, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e l’Università, abbiamo realizzato uno studio per l’implementazione di un sistema di adaptive lighting che, in base ai dati relativi al traffico veicolare rilevati sul campo, potrà consentire di adeguare i parametri illuminotecnici degli impianti e quindi l’intensità dell’illuminazione stradale, ottimizzando ulteriormente l’utilizzo delle risorse energetiche ottenendo quindi un ulteriore risparmio energetico rispetto ai livelli standard generalmente conseguiti.”.

Fondamentale per lo sviluppo di interventi di questo tipo è l’utilizzo dei dati. Da questo punto di vista, Giacoma ha sottolineato l’importanza di un approccio integrato che preveda il coinvolgimento di tutti i soggetti sotto una cabina di regia unica, per costruire regole comuni che permettano ai dati che ciascuno acquisisce di entrare in processi collettivi, ottenendo benefici in termini di innovazione, sicurezza e sostenibilità delle città”.

Altro aspetto cruciale è la sensibilizzazione dei cittadini rispetto alle tematiche relative al risparmio energetico. A tale riguardo, Giacoma ci ha portato un’altra interessante esperienza: “Su iniziativa di un’Amministrazione Comunale nostra cliente, abbiamo sviluppato un’applicazione che rende i cittadini parte attiva nell’uso razionale dell’illuminazione stradale. Tramite quest’app, infatti, il cittadino che debba usufruire di aree pubbliche adibite a specifiche attività (ad esempio parchi giochi o campi adibiti ad attività sportive) nelle ore serali, ha la possibilità, in autonomia ma solo se fisicamente presente all’interno di tali aree, di aumentare il flusso luminoso dei lampioni adibiti all’illuminazione in base quindi all’effettiva necessità di utilizzo delle aree stesse. In questa maniera, è possibile responsabilizzare i singoli cittadini e city users, stimolandoli ad un uso più consapevole dell’illuminazione pubblica e generando elevati risparmi energetici ed emissivi a beneficio dell’intera collettività.”

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