A quattro anni di distanza dalla versione che vide la luce in occasione della prima edizione della Settimana dell’amministrazione aperta, nel marzo 2017, l’Agenzia per l’Italia Digitale ha presentato la nuova release del portale Dati.gov.it.
Dati.gov.it: un po’ di storia
Nato come progetto promosso dal Governo italiano sul finire del 2011, Dati.gov.it rappresenta il punto di riferimento per i dati di tipo aperto (c.d. open data), come definiti dall’articolo 1 del Codice dell’Amministrazione Digitale. Dal 2015 il portale viene gestito dall’Agenzia per l’Italia Digitale e con la norma di recepimento della direttiva relativa al riutilizzo dell’informazione del settore pubblico assume, anche formalmente, il ruolo di strumento di ricerca e punto di accesso ai dati di tipo aperto rilasciati dalle pubbliche amministrazioni.
Nel ribadire l’obiettivo strategico della valorizzazione del patrimonio informativo pubblico, il Piano triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione 2019-2021 ha sottolineato la necessità di un efficace coordinamento delle politiche sui dati, come peraltro reso evidente da numerosi documenti comunitari nel contesto delle politiche di eGovernment, prevedendo una specifica azione di evoluzione del catalogo nazionale dati.gov.it finalizzata, in particolare, all’ampliamento del servizio di ricerca, alla conformità con il profilo di metadati DCAT-AP_IT, alla integrazione delle informazioni riferite alle basi di dati della pubblica amministrazione e alla interoperabilità con il Repertorio nazionale dei dati territoriali, già da qualche anno disponibile al dominio Geodati.gov.it.
La nuova release del portale
Dallo scorso mese di febbraio è quindi disponibile la nuova release del portale Dati.gov.it, che presenta novità significative rispetto alla versione precedente. Il principio di riferimento per l’attività di evoluzione del portale è stato quello della c.d. discoverability, che risponde all’esigenza di favorire e promuovere l’accesso diffuso alle informazioni del settore pubblico.
Il punto di partenza è rappresentato dal riuso di una versione del software open source CKAN su cui è stata implementata sia la possibilità di raccogliere i dati dalle piattaforme maggiormente diffuse sul territorio, sia di raccogliere dati da sorgenti coerenti con il profilo nazionale di metadati DCAT-AP_IT. Su tali aspetti il lavoro svolto è stato coerente con i risultati attesi, pur facendo emergere la necessità di alcuni miglioramenti che potranno essere implementati successivamente.
La gestione dei dati geografici aperti
Particolarmente rilevante, sia in termini di interoperabilità concreta tra cataloghi sia in termini di coordinamento di policy europee e nazionali, è stata la gestione dei dati geografici aperti. È di tutta evidenza, che la documentazione di tali dati non può che avvenire attraverso il Repertorio nazionale dei dati territoriali (RNDT), secondo il relativo profilo di metadati, ferma restando la necessità di poter accedere a tali risorse anche attraverso il catalogo dei dati aperti.
L’implementazione della specifica europea GeoDCAT-AP, che definisce le corrispondenze tra metadati geografici e le proprietà definite in DCAT-AP, considerando naturalmente la relativa estensione nazionale, ha consentito il pieno raggiungimento di questo obiettivo: con la nuova release di Dati.gov.it i dati geografici aperti documentati nel RNDT sono resi accessibili attraverso le funzionalità tipiche del portale Dati.gov.it non solo attraverso le categorie tematiche proprie del catalogo dei dati aperti, ma anche attraverso i cluster tematici INSPIRE. Sul punto è bene ricordare che la specifica GeoDCAT-AP è un’iniziativa congiunta a livello comunitario nell’ambito dell’azione SEMIC e che l’estensione italiana (GeoDCAT-AP_IT) rappresenta una buona pratica nel più ampio contesto del programma ISA2. Questa attività, infine, ha reso possibile l’implementazione di una funzione applicativa che consente la ricerca e l’accesso ai dati geografici aperti documentati sul catalogo nazionale dei dati geografici anche attraverso le categorie tematiche del profilo DCAT-AP.
Le modalità di ricerca
Altra rilevante innovazione contemplata nella nuova release è la possibilità di risalire alle sorgenti dei dataset non solo a partire dai cataloghi locali federati con il catalogo nazionale, ma anche direttamente attraverso l’elenco delle singole amministrazioni che rendono disponibili dati di tipo aperto. In sostanza, una funzione che consente, innanzitutto, di avere contezza delle amministrazioni che partecipano alla promozione e diffusione dei dati di tipo aperto. Questa stessa funzione diventa poi una modalità di ricerca che consente – aspetto molto rilevante – di evidenziare un importante elemento di qualità della metadatazione laddove troviamo delle sovrapposizioni, duplicazioni o, comunque, una errata indicazione dell’amministrazione titolare. Per tali circostanze, questa funzione diventa un potenziale strumento da indirizzare verso il miglioramento della qualità dei metadati, obiettivo peraltro previsto anche nel contesto del Piano triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione 2020-2022.
Sempre con riferimento alle modalità di ricerca, che ricordiamo rappresenta la funzione tipica di un catalogo, va segnalata l’implementazione di un sistema di ricerca avanzata nonché, complessivamente, un servizio di ricerca più efficace e variegato proponendo, tra le altre modalità, anche la ricerca basata sulle keyword. Riscontri pervenuti da varie amministrazioni hanno confermato che tale informazione è particolarmente rilevante; essa infatti può assumere, di volta in volta, secondo circostanza, il ruolo di ulteriore elemento di aggregazione/raggruppamento di dataset, che si aggiunge alle note categorie tematiche. Quindi un elemento decisamente utile in funzione di esigenze specifiche sia delle amministrazioni che alimentano il catalogo sia di coloro che effettuano la ricerca.
L’integrazione con il catalogo delle Basi di dati della pubblica amministrazione
Altro elemento di novità significativo è l’integrazione nel portale Dati.gov.it del catalogo delle Basi di dati della pubblica amministrazione. Si tratta di un catalogo che è stato possibile realizzare tra fine 2014 e i primi mesi del 2015 in forza di una disposizione contenuta nel D.L. n. 90 del 2014 (art. 24-quater) che prevedeva un obbligo, per tutte le amministrazioni, di comunicare ad AgID le proprie basi di dati. Non si parla quindi di dataset resi disponibili come dati di tipo aperto ma di tutte le basi di dati della PA. La risposta delle amministrazioni fu notevole e permise di raccogliere informazioni da parte di circa 14.000 amministrazioni, relative a oltre 150.000 basi di dati.
Questa raccolta è stata quindi resa disponibile per finalità di ricerca e risulta particolarmente rilevante nell’ottica di favorire la condivisione dei dati tra pubbliche amministrazioni, per finalità istituzionali che, insieme al riutilizzo dei dati di tipo aperto, rappresenta una delle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico. Basti pensare al possibile ritorno di efficienza per le amministrazioni attraverso la concreta applicazione della condivisione dei dati, che consente di evitare sia una possibile duplicazione di dati già esistenti sia di richiedere a soggetti terzi dati già in possesso della pubblica amministrazione.
Detta integrazione, anch’essa prevista dal Piano triennale 2019-2021, consente altresì di realizzare un unico punto di accesso ai due cataloghi (Basi di dati della PA e Catalogo dei dati aperti), assicurando però una reciproca indipendenza. Al fine poi di rendere possibile la pubblicazione e l’aggiornamento del catalogo delle basi di dati della PA, è stato reso disponibile un servizio specifico per consentire il conferimento dei metadati attraverso un modulo da compilare direttamente sul portale (attualmente in versione beta), da sperimentare sul campo, utile nei casi in cui non si dispone di uno specifico catalogo locale. Naturalmente ove le amministrazioni dovessero disporre di un catalogo locale si potrà procedere agli aggiornamenti anche con le modalità di raccolta automatizzate (harvesting), come già avviene per il catalogo dei dati di tipo aperto. Analogamente, nella remota possibilità che fosse richiesto dalle amministrazioni, detto modulo potrà essere reso disponibile anche per l’aggiornamento del catalogo dei dati di tipo aperto.
Una nuova interfaccia utente
La nuova release del portale presenta infine una nuova interfaccia utente. Anche in questo caso si tratta di una innovazione rilevante, che avvicina il portale ad una esperienza utente più moderna ed efficace. I punti di riferimento sono state le Linee guida di design per i siti web della PA, nonché le nuove Linee guida per l’accessibilità degli strumenti informatici, tra cui appunto i siti web.
Conclusioni
Complessivamente, la nuova versione del portale Dati.gov.it evidenzia una importante evoluzione tecnologica che naturalmente non rappresenta un punto d’arrivo, ma un tassello significativo in un contesto di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico. Costituisce, inoltre, un punto di partenza per un possibile sviluppo successivo, che possa riguardare non solo l’offerta ma anche la domanda di open data, per consentire di guardare non sempre e non solo ai dati in quanto tali, ma anche in termini di riutilizzo e relativi impatti socio-economici, in linea con gli obiettivi nazionali e comunitari.
L'articolo DatiGovIt: ecco le principali novità del catalogo nazionale dei dati aperti proviene da FPA.
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