Ticker

6/recent/ticker-posts

Ad Code

Responsive Advertisement

La sanità del futuro sarà digitale: non ‘a distanza’, ma connessa

Per il sistema sanitario si sta aprendo una fase estremamente complessa in cui, da un lato si devono affrontare le difficoltà legate all’emergenza sanitaria ancora in corso, dall’altro è necessario trovare una visione per progettare sin da subito la “sanità del futuro”, che sarà necessariamente una sanità integrata, moderna, digitale e basata sui dati. Insomma, una sanità connessa, che utilizzi il digitale per creare le condizioni di una più forte comunicazione e collaborazione tra gli attori del sistema, superare le disparità condividendo esperienze, dati, ma anche risorse e servizi. Questa la premessa in cui si è inserito il dibattito dello scenario di FORUM PA Sanità “Connected Care per il percorso di salute del cittadino nel contesto globale e integrato della One Health”. A tratteggiare il quadro di insieme in cui si muove attualmente il sistema sanitario è stato Mariano Corso, Responsabile Scientifico Osservatorio Sanità Digitale Politecnico di Milano e Presidente P4I, e moderatore dell’evento.

Ecco alcune evidenze presentate da Corso: la spesa sanitaria nel 2020 è cresciuta del 6,5% ma questo è un dato ancora molto basso, non sufficiente a scalfire le problematiche ataviche del nostro sistema (disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, ridotta integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali, tempi di attesa molto elevati per l’accesso ad alcune prestazioni sanitarie) aggravate ovviamente dalla pandemia, che ha visto tra l’altro un preoccupante aumento del 40% della rinuncia alle cure (dei pazienti non-Covid). È in questo contesto che si inserisce la Connected care, come proposta di accompagnamento verso la realizzazione del paradigma One Health.

“Dobbiamo ripensare fortemente il modello di cura – ha sottolineato Corso – per cui la sanità del futuro sarà digitale, il che non significa ‘a distanza’, ma connessa che non è la stessa cosa”.

L’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità ha definito la “Connected Care” come un vero e proprio “ecosistema” innovativo per la cura della salute che permette al paziente di accedere alle informazioni sanitarie attraverso piattaforme digitali integrate o interoperabili e di condividere tali informazioni con tutti gli attori con cui entra in contatto nel processo di cura (medici e infermieri, operatori sanitari sul territorio e a domicilio, farmacie, assicurazioni, ecc.). Allo stesso modo anche i diversi attori che entrano in contatto con il paziente sono connessi tra di loro e hanno a disposizione la storia clinica del paziente, così da supportarli nella presa di decisioni.  È evidente che non stiamo parlando “semplicemente” di telemedicina.

Ma quali sono le barriere allo sviluppo della sanità digitale realmente connessa? Le risorse economiche, l’integrazione dei sistemi informatici con soluzioni già presenti, la limitata cultura digitale all’interno delle organizzazioni, le competenze digitali. Superato il problema delle risorse economiche grazie al Next generation UE, possiamo dedicarci agli altri aspetti. Questa la premessa per il successivo confronto tra i relatori.

Sul ruolo del cloud in questo processo verso una salute globale si è soffermato Rowland Illing, Chief Medical Officer and Director of International Government Health – Amazon Web Services, di cui potete riascoltare l’intervista integrale condotta da Mauro Tommasi (FPA). Di competenze, invece, ha parlato Massimo Annicchiarico, Direttore Generale Dipartimento salute della Regione Lazio, sottolineando la necessità di fare riferimento a un quadro complesso e multidisciplinare, che metta insieme culture e intelligenze diverse, per arrivare a una sorta di “cloud delle intelligenze”.

Ma per realizzare un modello One Health, abbiamo bisogno di rompere le barriere insite nei nostri sistemi di governance. Questo il suggerimento che emerge dall’intervento di Mattia Altini, Direttore Sanitario – AUSL della Romagna: “Il data lake è il luogo in cui dovrebbero convergere tutte le informazioni relative al cittadino, che ci consentono di guardarlo nella sua interezza. Questo è un mondo che vorremmo disegnare. ma che è ancora molto lontano dalla realtà. Abbiamo ancora tanti silos e siamo ancora divisi tra diverse medicine: di base, farmaceutica, ospedaliera per non parlare di tutto quello che sta intorno all’universo medico e che impatta sul nostro modo di stare nella realtà. Serve una coerenza di sistema, una serie di politiche che devono trascinarci a partire dallo stile di vita (attività fisica e strategie alimentari) verso città più sane e sistemi sanitari misurati e finanziati proprio sulla base di questa missione: aumentare la qualità della vita”.

Oscar Tamburis, Ricercatore di Sistemi Informativi, Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali – Università degli Studi di Napoli Federico II, ha quindi illustrato in dettaglio il paradigma della One Digital Health – denominato ODH “Steering Wheel”, composto da tre dimensioni/prospettive: Individual Health Care and Wellbeing, Population and Society, Innovative Ecosystem, che abbiamo approfondito in questo articolo.

Abbattere le barriere tra le organizzazioni e gli enti; lavorare sui divide di ogni tipo; richiedere attraverso i dati una valutazione coerente delle politiche che dobbiamo portare avanti, tenendo conto dell’impatto su ambiente e salute; affiancare a una governance forte sull’architettura del sistema, un’azione che sia un po’ più sartoriale rispetto ai contesti in cui ci si trova a lavorare, partendo anche in questo caso dalla conoscenza offerta dai dati. Inoltre, mettere in campo tutte le energie disponibili, in un confronto costruttivo tra pubblico e privato. Queste le principali suggestioni emerse dall’incontro, di cui potete vedere la registrazione integrale.

L'articolo La sanità del futuro sarà digitale: non ‘a distanza’, ma connessa proviene da FPA.

Enregistrer un commentaire

0 Commentaires